Museo del Ricamo (ex Chiesa S. Agostino)

Notizie tratte dal sito dell'Associazione culturale Pan Kalon  

La Chiesa di San'Agostino  fu costruita nel XIV secolo per opera dei frati eremitani i quali avevano fabbricato nei pressi della Chiesa un loro convento. L'ultimazione della Chiesa sembra sia avvenuta nel 1502, la data si trova scolpita nell'architrave del portone di ingresso. Oggi la Chiesa dopo varie vicissitudini e destinazioni (è stata anche laboratorio di prefabbricati in cemento) è stata destinata ad accogliere il museo del ricamo su tulle Ars Panicalnesis tipico ricamo di Panicale della cui ideatrice prende l nome il museo "Anita Belleschi Grifoni" .

L’arte del merletto e delle trine entra prepotentemente a far parte della storia del costume, unendo con sapienza gusto e abilità esecutiva. Fin dalle sue prime forme, questo lavoro viene realizzato con diversi strumenti: la sfilatura del tessuto, il tombolo e i fuselli, oppure l’ago a “punto in aria” tipico di Venezia. Dal Seicento all’Ottocento il merletto, per la sua preziosità, costituisce uno degli elementi di distinzione del ceto socia­le nobile e alto borghese; viene richiesto da committenze facoltose, destinato ad arricchire gli abiti degli aristocrati­ci, del clero e ad abbellire gli altari nelle cattedrali. La produzione italiana è la più ricercata, apprezzata anche all’estero: il protocollo delle varie Corti Reali euro­pee obbliga i nobili a presentarsi con abiti ornati di pizzi.

In Francia, alla metà del XVII secolo, sotto Luigi XIV, si tenta di limitare la forte importazione delle trine italiane, che, costosissime, gravano pesantemente sulla crescente crisi finanziaria del Paese. 
Nel 1665, con un provvedimento straordinario, il ministro delle finanze Colbert, organizza la produzione sul territo­rio francese: chiama, allettandole con vantaggiosi tratta­menti economici, merlettaie da Venezia e dalle Fiandre, per insegnare la tecnica alle lavoranti locali; nascono così le “Manifatture reali del punto di Francia”. 
In Italia, vista la necessità di salvaguardare questo settore divenuto essenziale per l’economia, vengono previste gravi sanzioni per coloro che lo danneggiano: a Venezia, i lavoranti che divulgano i segreti di fabbricazione, vengono severamente puniti come “traditori della patria”. Tutto ciò non è sufficiente, perché le manifatture francesi sviluppano una tecnica particolare che permette la produ­zione più veloce e l’effetto del merletto più leggero e, soprattutto, impediscono lo “spionaggio industriale”.

Con la Rivoluzione industriale e l’introduzione delle macchine tessili, il settore dell’abbigliamento subisce una vera e propria trasformazione con l’inevitabile impoveri­mento decorativo soprattutto di pizzi e merletti. Nel 1809 l’inglese Heatchcoat, inventa un telaio per produrre il tulle meccanicamente: si tratta di un carro in metallo su cui lavorano contemporaneamente molti rocchetti con fili che si intrecciano seguendo un sistema di aghi predisposti in precedenza secondo il disegno di base. Viene prodotto un tessuto leggero e vaporoso, ma resistente, il tulle. 
In Italia queste macchine giungono nel 1871, ma vengono introdotte nelle produzioni solamente dieci anni dopo, nel 1881, con la presenza ufficiale nell’Esposizione di Milano. 

Con la base realizzata a macchina, ha origine un nuovo modo di lavorare: eseguire un ricamo ad intaglio e appli­carlo o ricamare direttamente su tulle, permette di ottenere trasparenza simile, se non migliore, al merletto vero realizzato fino ad allora solo con i fuselli.
Ma la Rivoluzione industriale porta anche un grande benessere alla borghesia europea che ha saputo, o potuto, investire nelle innovazioni tecniche. La nuova e ricca borghesia desidera competere con la classe nobile, ancora potente. Il mercato si ingrandisce, acquisendo questa nuova fascia di compratori, a vantaggio delle industrie del lusso: è questo il momento di maggior splendore e ricchezza per il merletto, che rilancia antichi motivi deco­rativi e propone nuove tecniche esecutive, favorito anche dall’evoluzione del costume, soprattutto femminile.

L’arte del merletto e del ricamo è bella e piacevole, tipica­mente femminile: viene praticata indistintamente dalle donne di ogni estrazione sociale, diventando la materia fondamentale di insegnamento negli istituti femminili. Dalle signore di buona famiglia viene praticata per diletto, nelle ore di svago, per le donne del popolo, invece, costi­tuisce una fonte di sostentamento, a volte anche impor­tante, che può essere svolta anche tra le mura domestiche lasciando spazio alle attività familiari e ai figli. 
Anche nei conventi il ricamo e il merletto non hanno mai cessato di essere prodotti, ad uso e consumo esclusivo della committenza ecclesiastica; in queste sedi vivono un rinnovato vigore, venendo insegnato alle educande e svolto regolarmente dalle suore di ogni ordine religioso. 
A Panicale l’arte del merletto è comunque consolidata, almeno nei conventi, come dimostra anche il regolamento del Collegio per le Vergini di Maria in Panicale, fatto redige- re nel 1750 da Mons. Virgilio Gianriotti, Vescovo di Città della Pieve. In questo testo, nel capitolo relativo all Accettazione dell’Abito religioso, viene elencata la dote che ogni ragazza dovrà portare in convento: tra le altre cose si richiede un Cuscino da cucire con tutte le cose necessarie e un Pallone da lavorare merletti, ovvero il tombolo. 
La consultazione di tale documento è stata possibile grazie alla nostra Associazione culturale Pan Kalon che lo ha rinvenuto nel corso di una ricerca.
E questa la realtà dove nasce e cresce Anita Belleschi che per tutta la sua vita cercherà di sviluppare e affinare sia il gusto che le tecniche esecutive del ricamo su tulle, realiz­zando una produzione di alto artigianato artistico.;

Giuliana Nagni (storica del costume)

 

Galleria immagini museo ricamo Tulle

  • Museo del ricamo su tulle - Panicale PG
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Museo del Ricamo